Il Centro Storico di Firenze è stato iscritto tra i Patrimoni dell’Umanità UNESCO nel 1982. La città toscana, seconda solo a Roma, possiede la maggiore concentrazione di opere d’arte del mondo. Ma al di là delle statistiche, è indubbio che il centro storico di Firenze ospita un gran numero di chiese, palazzi e musei che concorrono tra loro per beltà e originalità, oltre che per l’autorevolezza degli architetti e degli artisti che li concepirono e abbellirono.
Firenze custodisce molte testimonianze del suo passato romano, come ad esempio il campidoglio, il foro, un teatro, un anfiteatro, due terme, il tempio consacrato a Iside e due basiliche paleocristiane. Il crollo dell’Impero Romano arrestò lo sviluppo della città toscana tanto che, all’epoca carolingia, il suo perimetro combaciava ancora con quello romano. All’inizio del II millennio Firenze, però, ritornò a fiorire, grazie soprattutto al lavoro della corporazione dei tessitori.
Nel 1115, anno in cui raggiunse la completa indipendenza, Firenze era notevolmente più estesa. Proprio per questa ragione, nel 1172, venne tracciato un nuovo e più largo perimetro murario. Nel 1197, la città entrò a far parte dell’alleanza toscana contro il potere imperiale, legando il suo destino a quello di tutta la regione. Il XIII sec. fu segnato dalle dure lotte tra Guelfi e Ghibellini, mentre la prima metà del XIV sec. vide gli scontri tra Bianchi e Neri. Tutto ciò influì sull’architettura locale che divenne principalmente difensiva: vennero edificate solide casetorri, con logge e balconi che ne alleggerivano la struttura, e piccole mensole che fungevano da appoggio dei barbacani di difesa.
Nel XIII secolo l’espansione di Firenze fu incontenibile e nel 1284 venne edificata una nuova cerchia du mura, lunga 8,5 km, che riuscì a contenere ogni ulteriore ampliamento fino al XIX secolo.
La Firenze del XV secolo era vista come la “nuova Atene“, voluta da Lorenzo de Medici, detto il Magnifico. La città brulicava di attività: il contado, ovvero la campagna circostante, la riforniva di grano, frutta, verdura e animali da macellare o scuioare; dagli Appennini (in particolare dal Mugello) giungeva la lana che veniva poi lavorata nelle botteghe dei tessitori e rappresentava la base della ricchezza fiorentina. Moltissimi erano gli artigiani: macellai, calzolai, rigattieri, fabbri, vinattieri (osti), cuoiai, venditori di olio, galigai (coloro che lavoravano le pelli), tintori, cardatori, fornai, sarti, farsettai,…
Cosimo de Medici (antenato di Lorenzo) fu tra i promotori della pace di Lodi (1454) tra gli stati italiani, che consentì il rifiorire delle arti nel Rinascimento. Fu un grande mecenate e spese una parte cospicua del suo patrimonio per finanziare la costruzione di edifici pubblici e la produzione di opere d’arte private. Lorenzo seguì le impronte dell’avo ma si concentrò maggiormente su quadri, statue, busti.
In quegli anni, pittori, scultori, orafi, intagliatori erano impegnati a decorare le grandi chiese della città e le sontuose opere civili. Nonostante la stima che godevano, questi artisti non erano ancora separati dagli artigiani. C’erano all’incirca 40 botteghe di pittori, 44 botteghe di orafi, 50 maestri intagliatori, 80 legnaiuoli di tarsie, ma la specializzazione non esisteva: in ciascuna di queste botteghe si poteva produrre un po’ di tutto, sulla base delle competenze e delle abilità del maestro e del suoi allievi. Era normale, quindi, che gli stessi artisti passassero da un quadro a una scultura in marmo, dal cesello al getto di un altorilievo. E’ impressionante leggere la lista di questi uomini: Botticelli, Michelangelo, Leonardo, Ghirlandaio, Pollaiolo, Verrocchio, Filippino Lippi, si trovavano a lavorare gomito a gomito. La presenza di un così gran numero di geni in un’area tanto ristretta moltiplicava le capacità e le intuizioni di ognuno, spingendo a un continuo superamento e creando una stagione irripetibile nella storia dell’arte italiana ma anche mondiale.
Nel 1494, dopo l’ignominosa resa a Carlo VIII, i Medici vennero scacciati. Per un certo periodo il potere passò nelle mani del monaco domenicano Girolamo Savonarola, che finì impiccato e bruciato nel 1498. Venne quindi instaurata una Repubblica guidata da Piero Solderini. Nel 1512 Firenze venne invasa dall’esercito spagnolo e accettò il ritorno del cardinale Giovanni Medici, figlio di Lorenzo.

La chiesa più antica di Firenze è San Lorenzo, consacrata da Sant’Ambrogio nel 393 e ricostruita da Brunelleschi a partire dal 1421. La facciata (rimasta incompiuta e quindi ancora grezza) venne progettata da Michelangelo, che si dedicò alla realizzazione della Sagrestia nuova. L’interno della chiesa, a croce latina, è diviso in tre navate: meritevoli il soffitto a cassettoni della navata centrale e i pulpiti in bronzo realizzati da Donatello. La Sagrestia vecchia, alta espressione del genio dello scultore nonché architetto Brunelleschi, è arricchita da diverse opere di Donatello. La Sagrestia nuova, in pietra serena e intonaco bianco, ospita le tombe medicee di Michelangelo, al quale si deve anche la ‘Madonna con il Bambino‘.


La Basilica di San Miniato al Monte, edificata tra l’XI e il XIII secolo sul colle che domina Firenze, è realizzata in marmi bianco e verde di Prato. La bicromia e la geometrica successione dei motivi ornamentali fanno della sua facciata una delle più mirabili espressioni del romanico fiorentino. L’interno della Basilica, ricco di meravigliose opere d’arte, è reso ancora più suggestivo dalle finestre chiuse con lastre di alabastro anzichè con vetri, di modo che i raggi di sole, attraversandole, le fanno sembrare incandescenti, quasi vi fosse un “fuoco dietro l’alabastro”.


Il Battistero di Firenze risale probabilmente al IV secolo e venne definito da Dante nella Divina Commedia “bel San Giovanni”. Secondo quanto riporta la tradizione, il Battistero ebbe origine da un tempio dedicato al dio Marte, al quale venne annesso un tempietto sormontato da una sfera e una croce d’oro. L’edificio venne utilizzato come Cattedrale fino al 1128.
L’interno è concepito a pianta ottagonale ed è privo di finestre: riceve la luce solare esclusivamente dall’occhio della cupola. Mosaici del XIII secolo rivestono le pareti e sovrastano la fonte ottagonale, dove molti fiorentini illustri (incluso Dante) vennero battezzati.
Gli esterni, ornati da archi e paraste, sono caratterizzati dai bicromi motivi geometrici realizzati in marmo bianco e marmo verde. Di notevole importanza le tre porte in bronzo realizzate da Lorenzo Ghiberti per celebrare la fine della peste a Firenze: la più famosa si trova a oriente e venne definita da Michelangelo “Porta del Paradiso”.


La Cattedrale di Firenze, Santa Maria del Fiore, venne iniziata nel 1296 dall’architetto Arnolfo di Cambio ed è caratterizzata dalla tipica struttura gotico-toscana su cui poggia la celebre cupola del Brunelleschi. L’artista concepì per la Cattedrale un coronamento semplice ma grandioso, verticale ma armonioso, e lo innalzò sulle tribune ottagonali all’intersezione delle navate con il transetto. Le uniche decorazioni sono le nervature bianche che risaltano sulla copertura in cotto della cupola e la meravigliosa lanterna.
Di fronte alla Cattedrale si trova il Campanile, una delle splendide creazioni di Giotto: alto ben 85 metri (6 metri più basso della Cupola), poggia su un basamento rettangolare e possiede la snellezza dell’architettura gotica; il rivestimento policromo in marmo bianco verde e rosa si sposa alla perfezione con quello della Cattedrale.
La prima fascia è impreziosita da bassorilievi di Luca della Robbia e Andrea Pisano; la seconda fascia è arricchita da figure allegoriche; in cima si aprono delle nicchie con statue di profeti e sibille.


Arnolfo di Cambio, architetto della Cattedrale e autore del piano urbanistico di Firenze nel 1284, lasciò alla città anche altre opere degne di menzione, come la Chiesa di Santa Croce e il Palazzo Vecchio, o della Signoria. Quest’ultimo venne iniziato nel 1284 per ospitare il governo della città. Si tratta del principale monumento dell’architettura civile del capoluogo toscano: la sua imponenza è resa ancora più scenografica dal coronamento merlato sul quale svetta la ghibellina torre d’Arnolfo (XIV sec.). Il cortile, cinto da portici, fu rimaneggiato da Michelozzo Michelozzi nel 1470 e arricchito con ampia profusione di ornamenti da artisti guidati dal Vasari (1565). L’interno del palazzo, contraddistinto dalle ristrutturazioni vasariane, presenta ambienti notevolissimi, come il Salone del Cinquecento e la Sala dell’Udienza.



L’opulenza delle grandi famiglie fiorentine consentì loro di costruire bellissimi palazzi rinascimentali. Ricordiamo Palazzo Pazzi (attribuito a Giuliano da Maiano), Palazzo Rucellai (opera di Leon Battista Alberti), Palazzo Strozzi (con la meravigliosa facciata di Benedetto da Maiano), Palazzo Medici-Riccardi (residenza dei Medici, opera del Michelozzi) e Palazzo Pitti.
Quest’ultimo, situato sulla riva sinistra dell’Arno, venne progettato da Brunelleschi nel 1440 per conto del mercante Luca Pitti: presenta una facciata lunga 205 metri e copre una superficie totale di oltre 30mila mq. La sua stupenda terrazza è ornata dalla cinquecentesca fontana del Carciofo e da due figurazioni scultoree di Ercole. Poco oltre si apre il Giardino di Boboli, esempio sublime di giardino all’italiana, in un susseguirsi di spazi verdi, viali ornati da statue, grotte e punti panoramici; assolutamente da non perdere la Grotta del Buontalenti.


Oggi nelle sale di Palazzo Pitti, in parte affrescate da Pietro da Cortona, è ospitata un’importante galleria d’arte, la Galleria Palatina, con capolavori di pittori quali Botticelli, Tiziano, Raffaello, Perugino, Ghirlandaio, Luca Signorelli, Andrea del Sarto, Velazquez e Van Dyck.